La valutazione extragiudiziale in donne vittime di stalking è il titolo della tesi in Psicologia Giuridica di Sonia Venturini. A dicembre 2021 un estratto della tesi è stata pubblicato dalla AIPG, Associazione Italiana Psicologia Giuridica.
L’AIPG è stata la prima associazione in Italia ad occuparsi della valutazione psicologica all’interno dei tribunali. Si è occupata da subito dei problemi delle relazioni che gli psicologi incontravano nelle loro iniziali attività all’interno dei tribunali.
L’Associazione ha evidentemente trovato materiale interessante di spunto nella tesi di Sonia Venturini, insieme a quelli di altri professionisti con i loro lavori come ad esempio: “Il danno non patrimoniale nelle vittime di stalking: i sintomi psicosomatici” di Andrea René Angeramo; “Reati online, adolescenti vulnerabili e imputabilità: alcune considerazioni di tipo neuroscientifico” di Rosanna Militello; “Imputabilità e infra-quattordicenni” di Elisa De Vita.
» scarica qui la newsletter completa di dicembre 2021 di AIPG
La tesi di Sonia Venturini, psicologa e psicoterapeuta a Modena ed esperta in psicologia giuridica, tratta delle procedure di profilazione necessarie ad effettuare la denuncia in caso di stalking. Quindi quelle procedure di valutazione del rischio e degli effetti devastanti della violenza che la donna si trova a subire a seguito della chiusura di una relazione violenta.
Ecco qui di seguito l’estratto finale, dedicato alle conclusioni, della tesi di Sonia Venturini “La valutazione extragiudiziale in donne vittime di stalking” pubblicata sulla newsletter di dicembre 2021 di AIPG, Associazione Italiana Psicologia Giuridica.
Credo che sia fondamentale conoscere le condizioni che determinano e definiscono la violenza, sapere come, sulla base del proprio ruolo, intervenire nel minor tempo possibile, sapere quali sono i nodi della rete di sostegno e saperla attivare. La relazione con la donna vittima di violenza è spesso una relazione ambigua, almeno all’inizio, perché l’operatore/ice tasta con mano la sofferenza della vittima che chiede aiuto e allo stesso tempo fugge dall’aiuto offerto.
L’operatore/ice deve imparare a convivere con questa ambiguità, saper attendere e sperare che nel frattempo la situazione non precipiti: fare dei passi precoci potrebbe far scappare la vittima nelle braccia del suo carnefice.
Sono equilibri delicati in cui solo la donna ce la può fare, ma non può farcela da sola. Il lavoro di rete, lo scambio di informazioni, dare informazioni precise di contatti di centri e strutture che possono fornire aiuto alla donna, sapere come poter intervenire in questa macchina complessa, sono tutti elementi essenziali che definiscono un lavoro efficace nel sostenere la donna nell’uscita dalla situazione violenta al fine di riprendersi in mano nuovamente la propria vita.