Incontro con L’autore Alessandro Raggi si parlerà del Mito dell’Anoressia, archetipi e luoghi comuni delle patologie del nuovo millennio

Alessandro Raggi non si lascia né attrarre né sedurre da metodi psicoterapeutici inventati qui o altrove e quindi importati, che, saltando Freud, Jung e Adler, si affidano a “facili e semplici” tecnicismi per la terapia di patologie psicologiche. Egli sa che i percorsi analitici sono duri, difficili, aspri e impervi, pieni di difficoltà, ma sono gli unici che permettono di comprendere e interpretare il dolore che è sotteso alle varie manifestazioni delle persone ammalate.

Egli ripercorre da Freud a Jung tutto lo sviluppo delle dinamiche interne della persona. Recupera il discorso sulla “psiche”, cioè sull’anima, perché queste figure e i loro significati, sono presenti nel cuore degli esseri umani.
Riporta anche il discorso sui counseling, sui seguaci di filosofie orientali, e su folti gruppi di persone che oggi agiscono a lato degli psicologi, ma fuori da ogni organizzazione e riconoscimento scientifico. Ed egli così argomenta: se ci sono questi soggetti, counselor, coach etc., ed essi sono richiesti da molte persone, è perché loro sanno ancora parlare agli uomini di “anima”, di “psiche”, e riescono a interpretare i bisogni spirituali degli uomini.
Cioè essi operano dopo aver eroso una larga striscia di terra agli psicologi che l’hanno lasciata incustodita e abbandonata.

Ma come si fa a riottenere tali beni perduti se molti di noi hanno smesso di parlare di psiche, come fosse un fardello ancora da portare e quindi vale la pena di abbandonare lungo il cammino? Così facendo gli psicologi si dimenticano persino della loro provenienza. Gli “psico-logi” sono quelli che devono condurre un discorso sulla psiche, che devono parlare di psiche, e occuparsi di tutto quello che questo complesso, che chiamiamo psiche, racchiude.

L’autore non arretra di un solo passo. Non soltanto abbiamo smesso di parlare di psiche e dianima, ma anche di sentimento, lasciando spazio a una ragione spesso ingombra e fuorviata da effetti di alone, da processi proiettivi, da équazione personale, da fenomeni d’introiezione. È una ragione che spesso non riesce a guardare a quello che sta dietro alle cose e ai comportamenti umani.

Egli parla dell’opacità in cui è caduto il “sentimento”. Lo dice ancor meglio usando l’espressione di “eclissi del sentimento” perché c’è in lui, che è giovane, ancora la speranza del recupero di certe praterie.

E non lo fa per una difesa d’ufficio, quanto perché crede di dover indicare a tutti, e a stesso, che sono proprio gli psico-logi che stanno cercando di annientare le scoperte sulla struttura e sul funzionamento della psiche, cioè del complesso delle rivelazioni che iniziarono da due o tre medici, psichiatri e neurologi, come Freud, Jung, Adler, ai quali dobbiamo tutta la visione di un mondo diverso e interiore, più ampio che qualsiasi galassia.

Lo fa anche ripercorrendo tutto il tragitto fatto da Jung, dalle funzioni della psiche, ai tipi psicologi, agli atteggiamenti dei singoli nelle relazioni interpersonali e nelle relazioni oggettuali. Parla degli Archetipi, dei simboli e dei miti sino a giungere agli aspetti alchemici della psicologia analitica.

Tutto questo lo fa con la naturalezza di chi queste cose le ha studiate, osservate, rinvenute nel corso del lavoro terapeutico, e sulle quali ha riflettuto lungamente.

 

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