Carl Gustav Jung nasce nel 1875 in Svizzera, è psichiatra, psicanalista e antropologo. Inizialmente è vicino alle concezioni teoriche di Freud, ma se ne allontana dopo la pubblicazione del Libro «Libido: simboli e trasformazioni» nel 1912 dove afferma l’esistenza di un inconscio collettivo, che supera l’individualità della persona e che si esprime negli archetipi. Jung vede la vita dell’individuo come un processo di realizzazione del sé personale che chiama processo di individuazione. In questo processo l’individuo si confronta con il proprio inconscio individuale e collettivo

Gli Archetipi di C.G.Jung 

La parola archetipo deriva dal greco antico col significato di immagine: arché (“originale”), típos (“modello”, “marchio”, “esemplare”), sta a significare quindi un immagine primordiale, primitiva che influenza  a livello inconscio le nostre idee innate e predeterminate. Gli archetipi si esprimono spesso attraverso i sogni, e lasciano un messaggio a livello inconscio. L’inconscio collettivo, per Jung, è costituito sostanzialmente da schemi di base universali, impersonali, innate, ereditarie che lui chiama archetipi. Di questi i più importanti sono: il «Sé» (il risultato del processo di formazione dell’individuo), l’«ombra» (la parte istintiva e irrazionale contenente anche i pensieri repressi dalla coscienza), l’«anima» (la personalità femminile così come l’uomo se la rappresenta nel suo inconscio) e l’«animus» (la controparte maschile dell’anima nella donna). Particolarmente rilevante è l’archetipo femminile che chiama anima o animus (nella sua controparte maschile). In sostanza Jung sposta sul piano inconscio alcuni condizionamenti culturali (religiosi e artistici) e ambientali, comuni a tutti gli individui di un certo gruppo, che Freud riteneva presenti invece nel Super-io della psiche umana.Le figure archetipiche mediano tra la coscienza e l’inconscio

Rappresentazione di Anima e Animus 

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